mi è capitato di guardare alla tv il programma di piero angela su michelangelo. uno dei "corrispondenti" era (ma và?) alberto angela, inviato nell'archivio del monte di pietà in roma per farci scoprire come il buon buonarroti raccogliesse i fondi necessari alla realizzazione delle sue opere. pippotto sulla nascita delle prime banche, esibizione di estratti conto d'epoca, carrellata sugli splendidi locali dell'edificio: tutto molto interessante, ma ancora nessuna notizia sulla storia che si stava raccontando. ad un certo punto, tra i reconditi corridoi dell'archivio, alberto apre due grossi tomi (ci spiega anche cos'è un tomo, pensa te) e mostra un movimento di denaro riconducibile a buonarroti (o a qualche committente, non ero attento). e bon, chiude il servizio in questo modo:
(riponendo il tomo) "ma ora basta, non vogliamo certo violare la privacy postuma del personaggio" (sorriso) (nero)
non amo gli angela, i loro programmi sono molto al di sopra della media nazionale, ma personalmente non mi piacciono. per esempio, questo servizio mi è parso una presa per il culo: ma come? vai fin lì sotto per farci capire i giri di soldi che han permesso a noi oggi di godere di opere come la pietà, il david o la sistina e parli di privacy postuma? ma porco giuda: voi angela siete un'istituzione nazionale, siete la divulgazione storico-scientifica televisiva per antonomasia, e allora... divulgate al vulgo, no? fossi io uno storico, avrei forse sorriso alla "privacy postuma", ma siccome non lo sono, sono un semplice telespettatore, mi incazzo: e perché mi sento privato di una (precedentemente promessa) informazione, e per il concetto stesso di privacy postuma, buttato lì come una battuta, ma per conto mio aberrante. ma sono certamente io che son paranoico: il messaggio subliminale (che raggiunge milioni di persone eh) che certe cose sui morti non si dicono mi pare tanto omertoso quanto al passo coi tempi. i nostri tempi, non quelli del buonarroti.
domenica 18 gennaio 2009
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